All’indomani dell’ennesima visita del vescovo Domenico Battaglia a Ponticelli, tra gli abitanti del quartiere in ostaggio della camorra da un anno, regnano rabbia e disappunto.
Il vescovo di Napoli, dopo la visita dello scorso maggio, ha deciso di tornare a Ponticelli per “parlare ai giovani”, mosso dai recenti fatti di cronaca. In particolare, l’omicidio del giovane Carmine D’Onofrio, 23enne incensurato e figlio illegittimo di una figura di spicco della malavita locale, ha scosso notevolmente gli animi degli abitanti del quartiere geograficamente più esteso dell’intera città di Napoli e che per giunta annovera anche la maggiore densità abitativa.
Ponticelli è una bomba sociale: un quartiere che accoglie una dozzina di rioni di edilizia popolare, sistematicamente sotto il controllo della criminalità organizzata e che fungono da vere e proprie “palestre” dove i giovani del posto vengono addestrati ed allevati nel rispetto delle regole della malavita, fin dai primi vagiti.
Motivo per il quale, gli abitanti del quartiere speravano in un’omelia “itinerante” o quantomeno svolta alla luce del sole, tra le strade del quartiere e non tra le mura di una chiesa, affinchè le parole dell’illustre prelato potessero raggiungere anche “quei ragazzi”: i “figli di nessuno” che per sentirsi qualcuno, abbracciano il verbo e il credo della camorra o “i figli di” condannati dalle regole del codice d’onore della camorra a seguire il richiamo del sangue.
Così poteva essere, ma così non è stato, perchè l’incontro si è svolto a porte chiuse, nella chiesa della Beata Vergine di Loures e Battaglia ha dialogato con i giovani di Ponticelli, meticolosamente selezionati nei giorni precedenti.
Un volantino diffuso sulle chat di messaggistica di Messenger e WhatsApp, nei giorni scorsi ha annunciato l’arrivo di Battaglia a Ponticelli e ha diffuso il passaparola tra gli abitanti del quartiere, invitando le associazioni cattoliche e le parrocchie a segnalare “un numero orientativo” di partecipanti e pertanto a reclutare i giovani da coinvolgere.
Quello andato in scena ieri pomeriggio, giovedì 14 ottobre, è stato dunque un evento a porte chiuse, al quale hanno aderito i ragazzi allineati alla politica parrocchiale e che poco o nulla hanno da spartire con la malavita.
Gli abitanti di Ponticelli, stanchi di convivere con la paura e di subire le angherie della camorra, avrebbero voluto vedere il vescovo di Napoli nel Lotto O, nel “Lotto 10”, nel Rione Conocal, nel Rione De Gasperi, nel “Parco di Topolino”, nel “Parco Merola”, nelle “Cinque Torri”, nel Rione Fiat, nel Rione Incis e in tutti gli altri luoghi in cui è la camorra a dettare legge e a tenere in ostaggio le vite dei civili.
Gli abitanti di Ponticelli avevano bisogno di udire la parola di Dio, mentre si diffondeva in ogni vicolo, in ogni cunicolo del quartiere, anche e soprattutto in quelli più cupi e dismessi, dove non giungono neanche i raggi del sole ad illuminare le speranze delle anime più sconfortate e disperate.
Così poteva essere, ma così non è stato. E mentre “i pochi eletti” che hanno partecipato all’incontro festeggiano con entusiasmo sui social il successo conseguito grazie al prestigioso incontro con il Vescovo Battaglia, annunciando un’imminente ondata di riscatto per il quartiere, il resto dei ponticellesi vive con rammarico l’ennesima opportunità di rivalsa, clamorosamente sprecata.