La camorra non perdona e seguita a palesare la volontà di restare arpionata alle regole più austere del suo codice d’onore. Lo comprova l’omicidio di Sergio Carparelli, il 54enne assassinato lo scorso 29 settembre nei pressi della sua abitazione in via Marco Aurelio, strada al confine tra Soccavo e il Rione Traiano nella periferia occidentale della città di Napoli.
Carparelli lo scorso 12 settembre è stato condannato a otto anni di reclusione per violenza sessuale su minori, reato che avrebbe commesso ai danni di due bambini, un maschio e una femmina, figli di un elemento di spicco della malavita locale.
Questo il movente al vaglio degli inquirenti, in quanto il 54enne non risulta contiguo a nessun clan della zona, seppure sia stato vittima di un agguato di chiara matrice camorristica. Il killer gli ha sparato contro sette colpi di pistola, che lo hanno colpito alla schiena e al torace.
Pena di morte per gli autori di infanticidi o di violenza sessuale sui bambini: questo è quanto prevede il codice d’onore della camorra, fin dai tempi di Cutolo, così come comprova il delitto del presunto assassino della piccola Raffaella Esposito. La tredicenne scomparve il 13 gennaio 1981 dal comune vesuviano di Somma Vesuviana, al confine con Ottaviano, il paese d’origine di Cutolo, nonchè suo acclarata roccaforte. La piccola uscì di scuola intorno a mezzogiorno e sparì risucchiata nel nulla, mentre si dirigeva verso casa a piedi. Il cadavere della piccola fu ritrovato in un pozzo ad Ottaviano, due mesi dopo la sua sparizione. Il principale indiziato, Giovanni Castiello, fu giustiziato dagli emissari di Cutolo non appena venne scarcerato per insufficienza di prove.
A distanza di 40 anni, la cronaca contemporanea ripropone un omicidio che sembra collocarsi in uno scenario analogo, dove la camorra seguita a mostrare la ferma volontà di impugnare le armi per condannare a morte gli autori di atti di pedofilia.
Nei giorni scorsi, i carabinieri della compagnia di Bagnoli hanno fermato e sottoposto all’esame dello stube un pregiudicato legato al clan Cutolo, attivo nella zona teatro dell’agguato dove attualmente è in corso una faida per il controllo del territorio con i Puccinelli-Petrone. Per questo motivo, gli inquirenti hanno dapprima ipotizzato che l’omicidio potesse collocarsi proprio nella logica della guerra in corso tra le due fazioni avverse, tuttavia, i fatti emersi di recente introducono ben altri scenari.
Le indagini, affidate ai carabinieri coordinati dalla Procura di Napoli, concorreranno a far luce sul movente del delitto. Seppure al momento gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi, la pista che riconduce l’omicidio alla recente condanna incassata da Carparelli appare quella più accreditata.