Svolta nelle indagini volte a chiarire le circostanze in cui è avvenuta la morte di Ugo Russo, il 15enne ucciso nella notte tra il 29 febbraio e il primo marzo del 2020 nel borgo Santa Lucia a Napoli, da un carabiniere fuori servizio, al quale il giovane aveva tentato di rubare l’orologio.
La perizia balistica richiesta dalla Procura potrebbe far chiarezza su quanto avvenuto quella notte. Il militare, secondo la relazione dei tecnici, avrebbe esploso prima due colpi, uno dei quali ha raggiunto la vittima alla spalla e dopo pochi secondi altri due: tra cui quello fatale alla testa. Russo rimase a terra esanime mentre il complice riuscì a scappare. Con queste analisi, si sono di fatto concluse le indagini della Procura.
La procura di Napoli è pronta a chiedere il rinvio a giudizio con un’accusa gravissima ai danni del carabiniere che sparò al 15enne. Secondo i pm Simone De Raxas e Claudio Siragusa, il militare sparò contro il giovane rapinatore in due momenti distinti, fatali i colpi che lo hanno raggiunto mentre era in fuga. Nell’avviso di conclusione indagini notificato al militare, in servizio in una città del nord Italia, la procura ricostruisce gli attimi della rapina avvenuta il 1 marzo 2020 a via Generale Orsini, nel corso della quale perse la vita il 15enne. I magistrati ritengono che il giovane si sia avvicinato all’auto, su cui viaggiava il carabiniere insieme alla fidanzata, con l’intenzione di rubargli l’orologio che aveva al polso, sotto la minaccia di una pistola giocattolo che puntò contro il militare.
Il carabiniere reagì usando la pistola di ordinanza ed esplodendo due colpi. Uno dei due ferì Russo a una spalla. A quel punto il 15enne decise di scappare avvicinandosi al motorino dove lo attendeva un complice, Ferdinando De Crescenzo. In questo frangente sarebbe avvenuto l’episodio che aggraverebbe la posizione del carabiniere. Nonostante il rapinatore fosse in fuga, secondo la procura, il carabiniere esplose altri due colpi che hanno entrambi centrato il 15enne. Quello che lo ha raggiunto alla testa si è rivelato fatale.
Il carabiniere, in servizio in una località del Nord Italia, rischia ora un processo per omicidio volontario che si annuncia quasi esclusivamente tecnico. I legali del carabiniere, attraverso la perizia di due esperti che hanno passato al setaccio le risultanze della consulenza balistica, ritengono invece di essere giunti a conclusioni diametralmente opposte rispetto a quelle formulate dagli inquirenti.