Fin dagli istanti successivi all’agguato in cui è rimasto gravemente ferito Ciro Naturale, soprannominato ‘o Mellone, 46enne broker della camorra di Ponticelli, si sono delineate due ipotesi investigative ben precise.
Seppure non si possa definire un “camorrista puro”, in quanto Naturale non era solito impugnare le armi o impelagarsi in dinamiche e logiche violente, ma a modo suo era un “Pezzo da novanta”, complice il fiuto per gli affari, la capacità di maneggiare denaro e farlo fruttare. Un businessman, nonché cognato di Pasquale Scognamillo detto Bombò, noto narcotrafficante dell’ala orientale di Napoli, attualmente detenuto.
Viene da sé che quello andato in scena intorno alle 23 di sabato 8 luglio in via Carlo Miranda è un agguato eclatante, non solo per la caratura del personaggio finito nel mirino dei sicari, ma anche per una serie di dettagli tutt’altro che di poco conto correlati all’agguato stesso.
Naturale è stato raggiunto dai sicari della camorra in un luogo familiare, dove si sentiva al sicuro, non solo perchè lì abitano diversi amici e parenti, ma anche perchè quel plesso di case popolari che si susseguono a ridosso di un terreno sequestrato da tempo immemore, rappresenta uno dei fortini del clan De Micco-De Martino, clan al quale Naturale è stato legato a filo doppio fino a poco tempo fa. Basta pensare che appena un anno fa, in veste di reggente dell’organizzazione, ha subito un raid intimidatorio dai De Luca Bossa, i quali piazzarono un ordigno nell’auto della moglie, parcheggiata sotto casa, in via Virginia Woolf.
Commette un errore madornale chi accosta quell’episodio all’agguato indirizzato a ‘o mellone: in un contesto camorristico scandito da scenari tutt’altro che prevedibili, come quello che si respira a Ponticelli, le situazioni cambiano di giorno in giorno, figuriamoci a distanza di un anno. Lo scorso gennaio, infatti, il blitz che ha tradotto in carcere proprio gli artefici della “notte delle bombe” che prese il via con il raid indirizzato a Naturale, la sera del 23 luglio del 2022, ha sancito la definitiva uscita di scena del clan del Lotto O, già sensibilmente rimaneggiato dalla sfilza di arresti che a novembre del 2022 ha inflitto un duro colpo all’alleanza costituita dai vecchi clan dell’ala orientale di Napoli.
L’agguato indirizzato a Naturale si presta a due possibili scenari, in virtù degli accadimenti più recenti.
La prima pista è quella che conduce nel Conocal di Ponticelli: in quest’ottica, ‘o mellone sarebbe finito nel mirino degli eredi dei fraulella che avrebbero così messo la firma su un’ipotetica risposta all’agguato subito nel tardo pomeriggio dello scorso martedì 27 giugno. In quella circostanza, un commando di soggetti a bordo di scooter, avrebbe fatto irruzione in via Maria Callas per esplodere una raffica di proiettili ad altezza d’uomo, arrecando danni solo alle auto in sosta. Non si sarebbe trattato di un’azione dimostrativa. Secondo quanto segnalato di recente alla redazione del nostro giornale, il commando avrebbe puntato a due giovani affiliati ai D’Amico, uno dei quali sarebbe il figlio di una figura di spicco dello stesso clan. Seppure la sera stessa, un giovane legato ai De Micco-De Martino è rimasto ferito – a suo dire, durante un tentativo di rapina – in piazza Mercato a Napoli, gli eredi del clan dei fraulella potrebbero aver optato per un delitto eclatante per rilanciare le loro quotazioni e dare così una concreta dimostrazione di forza.
La seconda ipotesi, invece, introduce il movente dell’epurazione interna e impone di ricercare tra gli affiliati al clan De Micco-De Martino mandanti ed esecutori, in virtù delle note ruggini che intercorrevano tra le parti, ormai da diverso tempo. Non è un segreto, infatti, che tra Naturale e gli altri membri dell’organizzazione non corresse buon sangue, già da prima che ‘o mellone subisse quell’agguato da parte dei De Luca Bossa, durante la serata più rovente andata in scena a Ponticelli, nel corso dell’estate datata 2022. Dissidi di carattere economico, ma anche divergenze di vedute, screzi, ruggini e dissapori, durante i mesi trascorsi hanno concorso a minare la solidità die rapporti tra le parti e soprattutto la credibilità e la fiducia che il boss Marco De Micco aveva riposto in Naturale nell’aprile del 2022, quando lo indicò come la persona più titolata a subentrare nella reggenza del clan, in seguito al suo arresto. Un’investitura pesante, voluta per privilegiare gli affari, complici le indiscutibili qualità di Naturale in tal senso, capace di far girare i soldi, garantendo così alle casse del clan entrate redditizie e sicure, seppure consapevole del fatto che il suo predecessore non disponesse del peso e della caratura camorristica confacente a un boss. Una lacuna che fin da subito ha iniziato a gravare sull’intero assetto organizzativo. Non solo per il malcontento che la decisione di Marco ‘o bodo ha generato in casa De Martino, dove tutti si aspettavano che lo scettro finisse tra le mani del giovane Salvatore De Martino.
La stagione delle bombe e la consapevolezza che i De Luca Bossa puntassero ad uccidere Naturale non hanno fatto altro che accelerare il corso degli eventi, al pari di un altro retroscena imprevedibile: il pentimento di Antonio Pipolo. L’ex affiliato ai De Micco-De Martino, quando decise di collaborare con la giustizia, sicuro del fatto che i suoi alleati lo avessero condannato a morte, si presentò in procura dopo aver compiuto un duplice omicidio: quello del 29enne Carlo Esposito, indicatogli da una persona fidata come il killer incaricato di ucciderlo e il 52enne Antimo Imperatore, estraneo alle dinamiche camorristiche. Per rendersi credibile agli occhi della magistratura, dopo aver ucciso un affiliato al suo stesso clan e un innocente, Pipolo consentì alla polizia di compiere un importante sequestro di droga, riconducibile proprio a Ciro Naturale. Proprio in seguito a quella perquisizione, presero il via le intercettazioni in casa Naturale che consentirono agli inquirenti di ricostruire i dialoghi integrali che si susseguirono in seguito all’esplosione della bomba che distrusse la Jeep della moglie del ras.
Proprio in seguito a quel sequestro che ha arrecato un importante danno alle finanze dell’organizzazione sono iniziati i primi dissidi.