Da circa 10 giorni a Caravita – frazione del comune di Cercola, confinante con Ponticelli – è in corso una faida di camorra in piena regola per il controllo del territorio, complice la scarcerazione recente di alcuni soggetti contigui alla malavita locale che già in un passato recente avevano dato filo da torcere ai De Micco, mirando a scalzarne l’egemonia.
Nel corso dell’estate 2017, il sodalizio camorristico sorto a Ponticelli grazie ad una serie di alleanze strategiche tra diversi “superstiti” del clan Sarno ed altre organizzazioni criminali rimaneggiate da omicidi ed arresti, non solo del quartiere che all’epoca era sotto il dominio dei De Micco, ma anche di Barra e San Giovanni a Teduccio, iniziò a palesare la sua presenza mettendo in piedi un giro di estorsioni ai danni di commercianti ed imprenditori di Sant’Anastasia. Tra i soggetti scarcerati di recente figura anche il nipote del defunto Bruno Solla, il ras dei De Luca Bossa ucciso lo scorso aprile in un agguato di matrice camorristica. Tornati in libertà, gli esponenti di quella che all’epoca fu ribattezzata “camorra emergente” si sono immediatamente insediati nella zona delle cosiddette “palazzine” di Caravita avviando fin da subito una serie di azioni volte a contrastare l’egemonia dei De Micco che allo stato attuale detengono il controllo dei traffici illeciti anche in quella sede.
In primis, avrebbero radunato tutti i gestori delle piazze di droga della zona intimandogli di versare a loro la tangente a discapito dei De Micco, incassando però un secco rifiuto, in quanto consapevoli che quel genere di sgarro indirizzato ai boss di Ponticelli potrebbe costargli la vita. Una condotta che il focolaio camorristico nascente ha esteso a tutti i soggetti dediti alle attività illecite: dai ladri di auto e scooter fino a quelle più irrilevanti. Un modello di business forgiato a immagine e somiglianza di quello praticato dai De Luca Bossa nel corso del loro ultimo mandato. Basta pensare che hanno imposto un’estorsione anche agli autisti che accompagnano i familiari dei detenuti ai colloqui, imponendo il pagamento di tre euro a corsa.
Ben più pretenziose le richieste avanzate alle imprese di pulizie alle quali sarebbe stato intimato di versare diverse migliaia di euro nelle casse del neo-rifondato clan. Diverse vittime riferiscono di essere state convocate presso l’abitazione del soggetto stimato essere il reggente del clan, alla presenza degli altri sodali e anche di donne, avvezze a dar man forte ai loro uomini per estorcere denaro.
E non è tutto.
I ras del clan emergente vivono letteralmente barricati in casa, non esitando a esplodere colpi d’arma da fuoco dal balcone contro i giovani gregari del clan De Micco che si recano nel rione per riscuotere le tangenti delle piazze di droga o per dissuadere il focolaio camorristico nascente dal seguitare a portare avanti quella condotta irriverente. Una vera e propria resilienza mirata a radicare il controllo del nuovo gruppo camorristico nella zona di Caravita, scippando così un arsenale ai De Micco di Ponticelli, tutt’altro che disposti a perdere terreno.
Consapevoli del fatto che il guanto di sfida lanciato ai leader di Ponticelli potrebbe costargli la vita, i ras emergenti vivono da segregati in casa, pur di seguitare a portare avanti i loro piani criminali e non si fanno alcuno scrupolo ad indirizzare colpi di pistola in strada, malgrado la presenza di tanti ragazzi intenti a trascorrere una serata con gli amici.
Per il momento sono riusciti a conquistare un risultato importante: tutte le attività illecite praticate nella zona di Caravita sono bloccate, in attesa che si ripristini un nuovo equilibrio e si stabilisca a quale clan spettino le tangenti.
Un clima di guerra che spaventa i residenti in zona e che introduce delle giornate tutt’altro che tranquille.