Lo scorso 29 gennaio, in pieno giorno, tre esponenti di Casa Pound hanno aggredito a colpi di mazze e martelli alcuni studenti che tornavano da scuole, identificati come “nemici politici”, provocando lesioni e ferite gravi.
Non si tratta di un episodio isolato, bensì di uno dei tanti atti di inaccettabile violenza messi a segno da parte dei cosiddetti “neofascisti”: dal 2011 ad oggi sono documentabili circa 180 aggressioni perpetrate ai danni di studenti, lavoratori, omosessuali, immigrati e anche napoletani, già, perché la morte di Ciro Esposito va letta proprio in questa chiave.
Oggi pomeriggio, al Maschio Angioino, presso la sala dei Baroni, i ragazzi dell’ex Opg – Je so’ pazzo, hanno indetto un’assemblea cittadina volta a scuotere e sensibilizzare il popolo partenopeo in merito all’escalation di violenza animata da una forte impronta razzista e xenofoba che da tempo immemore spesso sovrasta vite innocenti.
Napoli ha risposto con una massiccia adesione di partecipanti e soprattutto esibendo i volti più significativi da anteporre a quel folle credo che dissemina sangue, morte, odio e discriminazione.
Il sindaco de Magistris, lo storico Giuseppe Aragno, il costituzionalista Massimo Villone, il missionario Alex Zanotelli, Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, l’associazione “madri Roma città aperta” ideata ed animata da madri di giovani vittime di aggressioni di stampo fascista, i calciatori dell’Afronapoli United, esponenti delle comunità immigrate e delle associazioni per i diritti degli omosessuali.
Volti segnati dalla determinata volontà di opporsi a questa folle e distruttiva ideologia violenta, ma anche volti di madri corrugati dalla sofferenza di chi ancora oggi trascorre i suoi giorni a chiedersi “perché?” quel figlio tanto amato è stato sottratto alla vita, in una maniera tanto folle quanto feroce.
Questo sono destinati a raccontare in eterno nomi come “Ciro Esposito” e “Renato Biagetti”, giovani sottratti alla vita in nome di una passione: il calcio per Ciro, la musica nel caso di Renato. Giovani sopraffatti da una morte che li ha colti di sorpresa, mentre erano intenti a percorrere le strade della spensieratezza, inconsapevoli del letale agguato che quell’infausto destino era pronto a tendergli.
Ciro Esposito, vittima di un agguato premeditato e di chiara matrice fascista: ucciso perché napoletano e, in quanto tale, appartenente ad una “razza” da eliminare.
Renato Biagetti, ucciso all’uscita di un concerto di musica Reggae, in quanto frequentatore assiduo di un centro sociale, perché osava tendere la mano ai migranti, ai disagiati, ai cosiddetti “ultimi”: quelli che Renato intendeva aiutare, quelli che i suoi aguzzini mirano ad eliminare.
Teatro d’ambedue gli omicidi è Roma, la capitale, non solo dell’Italia, ma anche del fascismo. È lì che si annida la più elevata percentuale di focolai inneggianti agli ideali dell’estrema destra, ma questo non deve rappresentare il classico “alibi” che consente di tirare un sospiro di sollievo. La morte di Ciro Esposito lo conferma, l’aggressione agli studenti avvenuta in pieno centro cittadino lo rilancia.
Un incontro, quello di oggi, che ha consegnato tanti spunti di riflessione, attraverso le testimonianze, le voci e le storie proposte, e che punta ad incrementare attenzione e seguito da parte della cittadinanza.
A ribadire quanto sia doverosamente necessario iniziare a porre le basi per rendere possibile ed auspicabile quel cambiamento volto a sopprimere quella maledetta follia violenta e perfino omicida, ci pensa, ancora una volta, lo striscione affisso ad uno dei balconi di Palazzo San Giacomo: “Verità per Giulio Regeni”.
Giulio Regeni: vittima di una forma “estera” di qual medesimo cancro, ma fin troppo simile nelle ideologie e nella ferocia della quale si avvale per professare il suo credo al neofascismo di casa nostra. E anche il barbuto sorriso di quel giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto concorre a rivendicare che non si può e non si deve voltare la faccia dall’altra parte, perché nessuno può definirsi immune.