Le circa 100 uova di tartaruga Caretta caretta depositate sulla spiaggia di Acciaroli lo scorso 31 luglio sono state, senza dubbio, le regine incontrastate dell’estate lungo quella lingua di Costa e si apprestano a raggiungere l’apice del successo tra qualche giorno, allorquando le uova si schiuderanno.
La specie Caretta caretta della famiglia Cheloniidae, è la tartaruga marina comune d’acqua salata, diffusa nei mari e negli oceani temperati e tropicali di tutto il mondo, compreso il Mar Mediterraneo. Si ritrova anche nelle barriere coralline, nelle lagune salmastre ed anche nelle foci dei fiumi ed è la più grande tartaruga vivente sul nostro pianeta.
La tartaruga marina è un rettile che ama il caldo pertanto compie vere e proprie migrazioni spostandosi verso le acque tropicali e subtropicali durante la stagione fredda: temperature al di sotto dei 10°C sono letargiche, provocherebbero una sorta di “catalessi” e la tartaruga galleggerebbe in superficie; al di sotto di questa temperatura potrebbe anche morire. Pertanto, si rivelano capaci di compiere anche 5000 km per sfuggire alle acque fredde invernali, sfruttando le correnti oceaniche.
Respirano aria, essendo dotate di polmoni, ma sono in grado di fare apnee lunghissime. Trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto in superficie per respirare. In acqua possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h, nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori.
In prossimità degli occhi sono presenti delle ghiandole particolari che servono per eliminare il sale dall’acqua marina per poterla bere. Spesso si sente dire dalle persone che, osservando la C. caretta mentre nidifica, la vede “piangere”: in realtà sta solo espellendo il sale in eccesso dall’acqua.
Per quanto riguarda le abitudini alimentari le tartarughe C. caretta sono prevalentemente carnivore anche se possono mangiare alghe e piante acquatiche, il che le rende praticamente onnivore, le loro possenti mascelle le rende in grado di frantumare senza problemi i gusci duri dei granchi, dei ricci di mare, dei bivalvi ma più frequentemente mangiano spugne, meduse, insetti, cefalopodi, gamberetti, pesce e uova di pesce, ma nei loro stomaci è stato trovato di tutto: dalle buste di plastica, probabilmente scambiate per meduse, a tappi ed altri oggetti di plastica.
Non si sa molto su come queste tartarughe marine comunichino tra loro. Sembrerebbe che il corteggiamento dipenda soprattutto dalla vista e dal tatto anche se alcuni studiosi suggeriscono che potrebbe dipendere anche da alcune ghiandole che secernano particolari odori.
Nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno convegno nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove le prime sono probabilmente nate. Possiedono, infatti, un’eccezionale capacità di ritrovare la spiaggia di origine, dopo migrazioni in cui percorrono anche migliaia di chilometri.
Le piccole tartarughe, appena nate, sono capaci di immagazzinare le coordinate terrestri del nido, a causa del magnetismo, oltre ai feromoni ed altre caratteristiche ambientali che consentono un imprintig della zona di origine. È essenziale che le piccole raggiungano il mare da sole, senza contatti umani, questo potrebbe causare la perdita della memoria del nido che consentirà loro di tornare sulla spiaggia dove sono nate 25 anni dopo per nidificare.
Gli accoppiamenti avvengono in acqua: le femmine si accoppiano con diversi maschi, collezionandone il seme per le successive nidiate della stagione; il maschio si porta sul dorso della femmina e si aggrappa saldamente alla sua corazza, utilizzando le unghie ad uncino degli arti anteriori, poi ripiega la coda e mette in contatto la sua cloaca con quella della femmina. La copula può durare diversi giorni.
Avvenuto l’accoppiamento, le femmine attendono per qualche giorno in acque calde e poco profonde il momento propizio per deporre le uova; in ciò sono facilmente disturbate dalla presenza di persone, animali, rumori e luci.
Una volta giunte, con una certa fatica, sulla spiaggia vi depongono fino a 200 uova, grandi come palline da ping pong, disponendole in buche profonde, scavate con le zampe posteriori. Quindi le ricoprono con cura, per garantire una temperatura d’incubazione costante e per nascondere la loro presenza ai predatori.
Completata l’operazione, fanno ritorno al mare.
È un rito che si può ripetere più volte nella stessa stagione, ad intervalli di 10-20 giorni.
Il tempo di incubazione delle uova dipende dalla temperatura nel nido (influenzata dalle condizioni climatiche e dalla posizione dell’uovo all’interno del nido): circa 65-70 gg a basse temperature (intorno ai 25°C); circa 45 gg a temperature più alte (circa 35°C).
Grazie a meccanismi non ancora chiariti, le uova si schiudono quasi tutte simultaneamente con differenze sostanziali tra i vari substrati che costituiscono la spiaggia dove è stata fatta la deposizione: la temperatura e l’umidità del suolo, la granulometria della sabbia sono fattori determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli molto umidi determinano spesso la perdita delle uova poiché molte malattie batteriche e fungine possono attaccare le uova; inoltre alcuni coleotteri possono raggiungere il nido e parassitarle. La temperatura del suolo determinerà il sesso dei nascituri: le uova che si trovano in superficie si avvantaggiano di una somma termica superiore a quelle che giacciono in profondità, pertanto le uova di superficie daranno esemplari di sesso femminile e quelle sottostanti di sesso maschile. Come avviene per molti altri rettili nella tartaruga C. carretta, infatti, il sesso dei nascituri è determinato dalla temperatura esterna delle uova ovvero testosterone ed estrogeni vengono prodotti in funzione di una temperatura climatica compresa tra i 24°C e i 34°C, le uova nidificate a temperature superiori o inferiori non sono vitali.
I piccoli per uscire dal guscio utilizzano una struttura particolare, il “dente da uovo”, che verrà poi riassorbito in un paio di settimane. Usciti dal guscio impiegano dai due ai sette giorni per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido e raggiungere la superficie e quindi, in genere col calare della sera, dirigersi verso il mare.
Le uova depositate lungo la spiaggia di Acciaroli hanno avuto il privilegio di essere coccolate ed assistite dallo staff di Legambienteche ha recintato la fetta di spiaggia che le ospitava, per tenere preventivamente a bada curiosi e malintenzionati, ma, soprattutto, ciclicamente, per tutte le dinamiche di cui sopra, legate alle temperature climatiche e del suolo all’interno del quale giacciono, hanno monitorato le temperature e, laddove si riteneva necessario, hanno scavato nuove e “più fresche” fosse all’interno delle quali deporre le uova.
Ormai manca davvero poco e tra qualche giorno, così com’è avvenuto nei giorni precedenti a Palinuro, anche abitanti e turisti presenti sulla spiaggia di Acciaroli potranno assistere a questo affascinante avvenimento.