“Il grido dell’innocenza”: questo il titolo della scultura che adorna il cuore del quartiere Ponticelli dallo scorso 11 novembre, giornata in cui si commemorano le vittime della strage del bar Sayonara.
Il compito di plasmare il ricordo di quelle vite innocenti barbaramente trucidate dalla camorra è stato affidato a delle giovani e talentuose mani ed è proprio Connie Maisto, l’autrice della scultura a raccontare le emozioni correlate alla sua opera:
“Rimasi colpita dal contenuto di un bando indotto dalla VI Municipalità del Comune di Napoli e finanziato dal Forum Universale delle Culture, che proponeva la realizzazione di una scultura da posizionare in Piazza Egizio Sandomenico a Ponticelli, in Memoria delle Vittime Innocenti della strage di camorra dell’11 Novembre 1989.
Ho una formazione Architettonica e con tale disciplina ho capito cosa significa provare ad essere un servizio per la società, quel mezzo in grado di analizzare per risolvere variopinte tematiche, a favore dei bisogni dell’uomo, coinvolgendo la natura con l’artificio.
Al momento dico si, ci sto provando ad esserlo con la passione e la volontà, e divenirne uno bravo ci spero.
Non mi era ancora capitato di dover interpretare con un segno un tema sociale così forte ed odierno; non mi era mai capitato di interfacciarmi col quartiere di Ponticelli. Decisi di mettermi in gioco credendo mai oggi di vederla lì, al centro di quella piazza, con le persone che si cingono in preghiera; La considerai una crescita personale che supportava la condivisione, l’unione, la speranza.
L’incontro con la matita, i primi segni su carta, furono il frutto di ciò che le mie orecchie udirono dai Ponticellesi: 11 Novembre 1989, la strage del bar Sayonara, la strage di camorra nella quale persero la vita 4 Vittime Innocenti che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Provai ad immedesimarmi, ad immaginarmi lì come spettatore, che osservava e ne disegnava la scena, che impressionava un momento, che scriveva un dolore.
Ritornai alla matita. La prima cosa che mi venne in mente non fu quella di rievocare la scena come un finto regista a cui la matita è sostituita alla telecamera. Avevo chiaro il messaggio da dare. Il dolore, le 4 vittime innocenti, ma anche la speranza al dolore, la memoria. Per fare questo avevo bisogno non solo della mia sensibilità all’accaduto … Avevo bisogno delle persone, dei loro pensieri, paure e speranze… non solo per quel lontano ’89 ma di sempre, perché la camorra è purtroppo un fatto quotidiano. Dovevo solo essere il mezzo che dal tutto ne traeva un segno. La mia risposta è stata la loro risposta.
Ecco allora l’interpretazione di 3 concetti celati nella scultura: CAMORRA; FORZA; MEMORIA.
Due le sagome rappresentate ed un masso di pietra. La Camorra nell’atto di seduta, perché siede sui nostri sacrifici, sulle nostre spalle e che stroncò la vita a 4 innocenti con 4 colpi di pistola, ecco perché i 4 fori nel suo petto. La Forza che non si piega alla camorra ma che si sostiene sulle sue braccia nell’atto di rialzarsi e tale prende Forza solo ascoltando la Memoria di tutte quante le Vittime Innocenti di Camorra. Per ultimo la Memoria racchiusa in una pietra, casa dell’anima, la prima in natura dove l’uomo attraverso i graffiti lasciava agli altri la sua storia; la prima in natura che pezzo su pezzo diveniva riparo dell’uomo; la prima a raccontare generazioni di vita e che ora scalpita e grida la sua innocenza.
Da qui il titolo: IL GRIDO DELL’INNOCENZA
Posso affermare oggi di sentirmi adottata dal quartiere di Ponticelli, questa esperienza mi ha avvicinata ad una realtà che finora vivevo con distacco. Questo percorso mi ha relazionata a tante persone che hanno creduto in me e avuto fiducia del mio supporto. Dalla municipalità, le associazioni, ai cittadini, le insegnanti, i familiari delle vittime, soprattutto i familiari, che quando incontrai per la prima volta facevo fatica a guardarli negli occhi vivendo due anime contrapposte: l’entusiasmo di condivisione esternando un messaggio con la scultura e la consapevolezza di non essere riparatrice di un dolore. Loro mi hanno da subito accolta, capita e rassicurata ed ho colto che il mio contributo era speciale. Ed è per questo che li ringrazio.
Ponticelli, è sì una realtà difficile, ma è fatta di coraggio, volontà e voglia di riscatto. Ha un cuore che batte e tra questi c’è il mio”.