“È una serie per la realtà brutale”: questo il titolo scelto da “Tracks” il programma in onda sul canale Arte della tv Franco-tedesca per il servizio che racconta gli effetti di Gomorra sulla camorra e sui giovani, addentrandosi nella fascinosa e disarmante ricerca delle rispondenze tra realtà e fiction per capire effettivamente in che modo e in che misura l’una condiziona l’altra e viceversa.
Difatti, proprio di recente, la fiction che ha sortito un indiscutibile successo è andata in onda in Germania.
Pertanto, le telecamere tedesche sono approdate all’ombra del Vesuvio per catturare diverse testimonianze: quelle degli amici di Genny Cesarano nel Rione Sanità, quella di Ciro Corona, assistente sociale di Scampia e quella della giornalista Luciana Esposito, direttore di Napolitan, particolarmente attenta a raccontare la realtà che si respira a Ponticelli.
“Qui nel nostro quartiere ho lavorato per 30 anni per ridimensionare nei giovani l’immagine idealizzata della camorra. – racconta Ciro Corona – E poi arriva questa serie tv e rovina tutto. Ci sono ragazzini che rispondono come “Genny Savastano”, improvvisamente tutti si identificano in lui e tutti hanno lo stesso taglio di capelli di Genny, l’eroe della serie.”
Mentre la giornalista Luciana Esposito racconta un aneddoto legato alle riprese di alcune scene della seconda serie di Gomorra girate nel quartiere di Ponticelli. Ritrovatasi a dialogare con un adolescente che imitava la voce di Salvatore Conte, – uno dei personaggi-simbolo della fiction – quando la giornalista gli ha chiesto di motivare il suo atteggiamento, lui ha spiegato che parlare in quel modo rappresenta “una prova di forza”, oltre che un modo per ottenere rispetto ed incutere timore.
Inoltre, la giornalista napoletana, che nei mesi precedenti ha condotto un’inchiesta di approfondimento sul rapporto tra camorra e social network e soprattutto ha analizzato ai raggi X le analogie tra la trama della fiction ideata da Roberto Saviano e le dinamiche portate realmente in scena dalla paranza dei bimbi di Forcella, racconta, per l’appunto, chi sono i “baby-camorristi”.
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