Un’ascesa ben calcolata, frutto di una serie di operazioni strategiche e tutt’altro che causali che lascia dedurre che nella cabina di regia che dirige le gesta del clan “XX” di Ponticelli vi sia una mente pensante, esperta e sagace.
Temerari, sfrontati, cattivi ed agguerriti: così vengono descritti i soldati del clan “XX” di Ponticelli, i giovani che hanno raccolto l’eredità del clan De Micco-De Martino, fin dalle ore successive agli arresti che nel novembre del 2017 decretarono la fine dell’egemonia dei “Bodo” a Ponticelli. Giovani dal sangue freddo sì, ma impulsivi. Più abili ad impugnare le armi e a compiere azioni violente che ad ordire piani e tatticismi per tessere le trame di un nuovo disegno camorristico in cui imbrigliare il quartiere di Napoli est.
Un pericoloso mix di livore camorristico ed impulsività, quello messo in campo dai giovani che si identificano in quel simbolo apparentemente insignificante e che, invece, nei contesti come il Rione Fiat, il Rione Incis, il Lotto 10, assume una valenza ben più rilevante: “XX” è un nome in codice che nel gergo camorristico di Ponticelli è sinonimo di rispetto e timore. Una fama che l’asse De Micco-De Martino ha conquistato sul campo, consacrando la propria egemonia territoriale a suon di azioni violente, introducendo un vero e proprio clima del terrore tra le altre compagini malavitose, così come tra i commercianti, vittime di estorsioni efferate. Un soprannome nato per indicare Antonio De Martino, rampollo dell’omonima famiglia, killer dalla fama cruenta e braccio destro di Luigi De Micco che lo indicò come suo successore, in vista dell’arresto che sapeva essere imminente, soprattutto in seguito alle dichiarazioni rese da alcuni ex fedelissimi della cosca che aveva fondato insieme ai fratelli Marco e Salvatore. Il boss Luigi De Micco, però, non aveva previsto che le manette sarebbero scattate anche per Antonio De Martino e per altre 21 figure apicali del clan. Un colpo durissimo, quello inferto al clan De Micco, il 28 novembre 2017. Anche perchè, contestualmente agli arresti, gli agenti della polizia di Stato impegnati nell’operazione, sequestrarono un ingente quantitativo di armi, tra le quali spiccavano un fucile mitragliatore da guerra Kalashnikov e una mitraglietta israeliana Uzi.
Un’operazione che stroncò l’assetto organizzativo della cosca che era riuscita a colmare il vuoto di potere generato dalla fine dell’era dei Sarno a Ponticelli e che, improvvisamente, non disponeva più dell’esercito di soldati e dell’arsenale di armi che aveva reso i De Micco una forza incrollabile.
Immediata la replica dei clan alleati di Napoli est che unirono le loro forze proprio per scalzare l’egemonia dei De Micco a Ponticelli, seppure di fatto non ebbero mai la forza e il coraggio di intraprendere azioni dirette, finalizzate a lanciare il guanto di sfida ai Bodo.
Poche ore dopo gli arresti delle figure-simbolo del clan dei “Bodo”, “le pazzignane” del Rione De Gasperi di Ponticelli si recarono nel parcheggio di proprietà della famiglia De Micco che funge da “reception” del clan per battere i pugni sul tavolo e rivendicare la volontà di non pagare più il pizzo sulle piazze di spaccio da loro gestite. La replica dei De Micco doveva essere immediata: al calar del sole, due giovani in sella ad uno scooter andarono a sparare una serie di colpi contro una delle abitazioni dedite all’attività di spaccio nell’ex bunker dei Sarno.
Nacque così una lunga stagione di “stese” e spari, frutto dell’impulsività dei giovani eredi del clan De Micco oggi diventati gli “XX”. Pur consapevoli di essere in minoranza numerica e di non disporre della forza necessaria per affondare un colpo incisivo al sodalizio che di fatto è poi riuscito a conquistare il controllo del territorio, i giovani fedelissimi ai “Bodo” hanno cercato di resistere, combattendo a denti stretti, seppur costretti a subire anche l’umiliazione del tradimento da parte di diverse reclute, dirottate alla corte dei De Luca Bossa non appena intuirono che il vento stesse iniziando a soffiare in quella direzione.
Irriverenti e sfrontati, gli “XX” hanno replicato, colpo su colpo, ad ogni affronto subito dai Minichini-De Luca Bossa per poi ritirarsi in silenzio, limitandosi a gestire gli affari nei loro bunker.
Un focolaio mai sedato, in realtà, quello che alimenta l’impeto e il desiderio di rivalsa degli “XX”, pronti a tutto pur di conquistare Ponticelli. Secondo la ricostruzione fornita da chi bazzica negli ambienti malavitosi del quartiere, sarebbe stato “calato dall’alto” l’ordine di sedare livore ed impulsività ed attendere il momento giusto per affondare il colpo letale al clan rivale. Diverse le ragioni che avrebbero dettato questa strategia: la possibile ed imminente scarcerazione di alcuni elementi di spicco del clan che andrebbero a costituire un importante valore aggiunto in grado di fare la differenza, di qui a poco, unitamente alla necessità di mettere in campo azioni mirate e in grado di seguire un disegno camorristico ben delineato, in pieno stile De Micco. La forza brutale dei De Martino, l’intelligenza tattica dei De Micco: questo il connubio vincente che ha consolidato l’unione tra due clan, due famiglie che hanno lasciato un temibile segno, “XX”, nella coscienza sociale di Ponticelli.
Ragion per cui, nel momento in cui è iniziata la colata a picco dei De Luca Bossa, gli “XX” sono tornati in auge mettendo la firma su una serie di azioni strategiche che hanno sortito l’effetto sperato.
L’azione più eclatante, con la quale gli “XX” hanno ufficializzato il ritorno sulla scena camorristica, palesando il desiderio di conquistare il controllo delle attività illecite del quartiere, l’hanno compiuta bussando alla porta di S.R., il ras della droga di Ponticelli, a capo della piazza di droga più gettonata della periferia orientale di Napoli, quella che imperversa nell’isolato 2 del Rione de Gasperi. Ribattezzato “supermarket della droga”, il grigio palazzone interamente adibito all’attività di spaccio è capace di richiamare tossici da diversi quartieri e comuni della provincia. Un’autentica via crucis di cocainomani e consumatori abituali di crack, va in scena tutte le sere, dal calar del sole fino a notte fonda. Una piazza di spaccio che incassa cifre da capogiro e che ricopre un ruolo cruciale nel core business della camorra ponticellese.
Per questo motivo, l’estate scorsa, gli “XX” si sono presentati dal ras della droga di Ponticelli, pretendendo che pagasse il pizzo anche a loro. Una rivendicazione di forza eclatante rivolta anche e soprattutto ai De Luca Bossa, perché ne contestava la supremazia. Non solo perché parte degli incassi di quella piazza di spaccio finivano nelle casse del clan del Lotto O, ma soprattutto perché così facendo, quei giovani annunciavano la presenza nel quartiere di un’altra forza camorristica da temere e rispettare.
Un affronto che non ha sortito alcuna reazione da parte dei De Luca Bossa e che, anzi, ha visto gli “XX” alzare sempre di più il tiro.
Potrebbe esserci proprio la firma dei giovani eredi del clan De Micco-De Martino sulla “stesa” avvenuta in prossimità dell’isolato 2 del Rione De Gasperi, la notte tra il 12 e il 13 settembre, mentre nel Lotto O andavano in scena i festeggiamenti per il compleanno di Mimmo Amitrano. Gli “XX” potrebbero aver approfittato del momento di distrazione dei De Luca Bossa e company per rimarcare il concetto compiendo un’azione ancor più temibile ed esplicita. Una scorribanda di giovani in sella a possenti scooter, quella notte, ha sfilato lentamente lungo la strada che costeggia quel palazzo, qualcuno ha anche mostrato le armi, pur non sparando.
Una “stesa” che non è passata inosservata e che ha generato notevole panico negli ambienti in odore di camorra, lasciando presagire che di lì a poco, quando i De Luca Bossa avrebbero replicato all’affronto subito, sarebbe scoppiata una faida.
Così non è stato, perché il clan del Lotto O ha preferito privilegiare la politica delle estorsioni a tappeto per rifocillare le finanze del clan in vista degli arresti che, in effetti, non sono tardati ad arrivare.
Una faida ereditata dai Casella che, invece, hanno risposto senza indugi alla chiamata alle armi compiendo due agguati che hanno portato al ferimento di altrettanti affiliati al clan “XX”. I giovani aspiranti leader di Ponticelli, dal loro canto, hanno inflitto un sonoro colpo al clan di via Franciosa mettendo la firma sull’agguato in cui è rimasto ferito Luigi Aulisio detto “Alì”, cognato dei Casella. Un agguato che ha colpito soprattutto nell’orgoglio i rivali e che conferma una capacità d’azione ben più mirata e tutt’altro che frutto della casualità da parte degli “XX”, molto di più di un gruppo di ragazzini animati dal desiderio di emulare le gesta dei personaggi di Gomorra.