Anche gli influencer piangono: la conferma arriva da Gianluca Vacchi, una delle star dei social network più seguite ed amate dai teenager.
“A lungo, non ho più potuto fare l’imprenditore, l’accesso al credito era chiuso. Mi era rimasta solo la partecipazione nell’Ima di famiglia. Mi sono inventato una vita su Instagram, ho creato l’azienda di me stesso, perché la vita reale era talmente opprimente che me ne sono inventato una virtuale. Instagram è nato come distrazione, nel 2013, nel momento più cruento dell’iter processuale”. A raccontare il suo calvario è lo stesso Vacchi che di recente ha ricostruito le fasi salienti di una difficile vicenda giudiziaria che lo ha visto protagonista.
Agli inizi degli anni 2000 venne infatti accusato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione nel processo Parmatour, uno dei filoni del crac Parmalat. Vacchi aveva ceduto la sua Last Minute Tour alla Hit di Calisto Tanzi per 29 milioni euro, la Procura di Parma che aveva ipotizzato una distrazione ai danni dei creditori Parmalat.
“Last Minute Tour era la prima compagnia di vendita di prodotti turistici ultimo minuto, .ha raccontato Gianluca Vacchi nel corso di un’intervista rilasciata al Correre della Sera – una tipologia di prodotto che, a distanza di vent’anni, è la più importante nel turismo ed è diventata di uso comune anche in altri settori, dai biglietti dei concerti ai posti al ristorante. Un’idea la cui bontà e genialità è stata confermata non da me, ma dalla storia. Con l’attentato alle Torri gemelle e un mercato che rallentava in attesa di assorbire lo choc, decisi di vendere. Il gruppo Parmalat era già attivo nel turismo e aveva a sua volta bisogno di collocare pacchetti comprati e invenduti. Io non li conoscevo neanche, in principio, mi aveva contattato la banca d’affari americana Merrill Lynch. Poi, c’è il crac Parmalat e vengo chiamato in mezzo a questa burrasca: il Pm sosteneva che il prezzo era privo di fondamento, basandosi su una perizia di poche pagine”
120 milioni sequestrati, che nel 2012 erano tutto il mio patrimonio. E non era finita: “La Corte d’Appello di Bologna, dopo aver considerato nulla la sentenza di primo grado, annullò anche il sequestro. Però due giorni dopo, e senza che fosse stato aperto nessun processo civile, il Tribunale di Parma deliberò un altro sequestro di 50 milioni, durato altri anni. Eppure, il Pm di Bologna, quando fu annullato tutto, aveva detto, ed è agli atti, che quella era una brutta pagina della giustizia italiana”
Ora il processo gli ha dato ragione:
“Se sono l’uomo che sono, è anche perché ho passato questo grande dolore e l’ho sconfitto prima dentro me stesso e poi in tribunale. Ho avuto la forza di reinventarmi, lavoro con grandi marchi globali, faccio il deejay a livello internazionale, ed è stato solo per mia forza, la mia tenacia”