Il clan De Luca Bossa di Ponticelli ha perso l’ultima fedelissima recluta in forza al clan fin dagli anni della faida con i Sarno: Bruno Solla, soprannominato “tatabirr” poi diventato “talabill”, classe 1963, scarcerato nel 2015 dopo aver scontato una pena di trent’anni di reclusione. Associazione mafiosa, estorsioni, droga: questi i reati annoverati nel curriculum criminale di un soggetto legato in pianta stabile ai De Luca Bossa e residente nel Lotto O, il rione in cui viveva e in cui è stato ucciso, proprio come suo fratello Salvatore, assassinato in un agguato il 23 dicembre del 2016.
La vicinanza di Solla alla famiglia De Luca Bossa trapela nitidamente dalle intercettazioni che riportano i dialoghi avvenuti in casa Marfella, o meglio, nell’abitazione della sua sorellastra e del marito Domenico Gianniello, presso la quale era detenuto ai domiciliari l’estate scorsa, quando proprio in seguito alla sua scarcerazione, la faida contro i De Micco ha fatto registrare diverse fasi concitate.
Proprio durante la “notte delle bombe”, andata in scena a Ponticelli la sera del 23 luglio, segnata dall’esplosione di ben tre ordigni a distanza ravvicinata, due indirizzati ai rivali del clan De Micco, uno invece “subito” da Marfella, per smorzare la tensione scaturita da quella sequenza di eventi che aveva monitorato a distanza, fornendo indicazioni precise ai suoi affiliati, Christian Marfella, mentre conversa con i suoi fedelissimi, inizia a schernire Bruno Solla, raccontando un aneddoto che fa ridere di gusto i suoi interlocutori e che riportiamo integralmente: “dice che si è storzellato…perchè già ce I’aveva detto Ciro (Ciro Flauto, affiliato al clan De Luca Bossa, ndr)…dice che è andato pure Lorenzo (Lorenzo Valenzano, affiliato al clan De Luca Bossa, ndr) sotto e ha detto “Tattabill ma perché non ti metti a fare il parcheggiatore fuori a quest’ospedale del Mare, ti guadagni 50 euro.. “io tengo quarant’anni di malavita” – ridono – quello se l’è presa con Ciro…ha detto: “non ti pigliare confidenza perché tu sei stato tu tu l’hai detto prima tu questo fatto” al contempo Marfella tratteggia appieno lo spessore criminale di Bruno Solla e la stima di cui gode all’interno del clan De Luca Bossa… “uà Tattabili quarant’anni di malavita tiene?… di malabirra, forse”.
flie è… o pare’!… ho passato il guaio inc… Ta#abil4 ma hai capito stiamo inguaiati? il giornale non l’hai le… Oh, mò dobbiamo comprare un ‘altra volta tutte cose! | SOLLA: MARFELLA: |
Il legame che intercorre tra Solla e le figure apicali del clan De Luca Bossa trapela anche nel corso della conversazione con Christian Marfella, risalente allo scorso 10 agosto, all’indomani del ritrovamento dell’arsenale del clan nel corso di una perquisizione da parte degli agenti della Squadra Mobile di Napoli e del commissariato di Ponticelli.
Marfella scherza sull’accaduto con Bruno Solla, dialogando dal balcone della sua abitazione, puntualizza che devono ricomprare tutto e che Ciro Flauto, l’affiliato addetto all’occultamento delle armi e pertanto reo di non aver svolto al meglio il suo compito, dovrà “cacciare” almeno duemila euro per rimediare a quello smacco che aveva arrecato un danno enorme al clan che si ritrovò sprovvisto di armi nel bel mezzo della guerra contro i rivali del clan De Micco.
Di seguito la conversazione integrale:
Marfella: Tatabill ma hai capito che stiamo inguaiati? il giornale non l’hai letto? Oh, mò dobbiamo comprare un’altra volta tutte cose!
Solla: Eh lo so…
Marfella: Ciruzzo ‘o piccirill’ duemila euro solo lui mò deve cacciare! Queste quale le dobbiamo comprare!
Solla: Se le davi a me vedi…. te le facevo trovare.
“Tatabill” era uno dei pochi reduci del clan ancora a piede libero. Sopravvissuto al blitz che lo scorso novembre ha inflitto un durissimo colpo al clan De Luca Bossa e alle altre organizzazioni confluite nell’alleanza tra le vecchie famiglie camorristiche di Napoli est, non è da escludere che proprio per questo possa aver assunto un ruolo centrale nelle dinamiche della cosca che ha servito fino alla morte. Uno stato di difficoltà aggravato ulteriormente dall’arresto di Ciro Flauto, Lorenzo Valenzano e Annamaria Amitrano, avvenuto lo scorso gennaio e che ha concorso a privare il clan del Lotto O, già sensibilmente rimaneggiato, di altre tre pedine cruciali. Un vero e proprio colpo di grazia che aveva messo in ginocchio gli eredi del clan fondato da Tonino ‘o sicco in un momento storico in cui, di contro, una serie di scarcerazioni eccellenti hanno favorito l’ascesa dei De Micco-De Martino che allo stato attuale appaiono concentrati a radicare la propria egemonia sul territorio, anche attraverso una serie di azioni dimostrative efferate ed eclatanti. Non è difficile immaginare in quale contesto sia maturato l’agguato che intorno alle 20 di lunedì 3 aprile ha violentemente privato i De Luca Bossa di un altro tassello cruciale, soprattutto in un momento storico già così critico.
Saranno le indagini della Squadra Mobile di Napoli e dei poliziotti del commissariato di Ponticelli a far luce sull’ultimo sussulto di camorra andato in scena a Ponticelli.