“Come alleati non ci servite, come nemici non fate paura. Rassegnatevi”. Un concetto chiaro ed inequivocabile, quello contenuto in un video pubblicato di recente su TikTok da uno dei tanti profili riconducibili al clan De Micco-De Martino di Ponticelli. Un messaggio che porta la firma del “mostro a tre teste” Bodo-XX-Mazzarella, accompagnato dall’emoticon di una bandiera che simboleggia, per l’appunto, l’unione di intenti, l’alleanza tra i tre clan che costituiscono “una sola bandiera”.
Non è l’unico messaggio diramato sui social network per sedare lo spettro della scissione interna tra i De Micco e i De Martino, all’indomani dell’omicidio di Carlo Esposito, assassinato da Antonio Pipolo, entrambi affiliati al clan De Micco-De Martino. Un’epurazione interna voluta per sedare le velleità di Esposito, fedele recluta del clan De Micco. Scarcerato pochi mesi fa, ma tornato immediatamente a marcare la scena camorristica locale riuscendo a ritagliarsi un ruolo di spessore in pochissimo tempo, Esposito si era legato sentimentalmente alla sorella di Ciro Uccella, uno dei tanti giovani chiamati a rifondare il clan intorno alla figura di Salvatore De Martino, all’indomani del blitz che nel 2017 fece scattare le manette per 23 figure di spicco, in primis per Luigi De Micco e Antonio De Martino detto “XX”. L’impellente necessità di preservare quantomeno il controllo delle proprie roccaforti, in quel frangente, fu affidata ai giovani che orbitavano intorno all’unico membro della famiglia De Martino a piede libero: Salvatore che però non si è rivelato all’altezza della fama di suo padre, il ras Francesco De Martino, scarcerato di recente e soprattutto di suo fratello Antonio “XX”, temutissimo killer dalla mira infallibile.
Motivo per il quale, quando il boss Marco De Micco è tornato nuovamente in carcere, a distanza di un anno dal ritorno in libertà, ha designato come suo erede un elemento di spicco del clan Mazzarella, preferendolo al giovane rampollo di casa De Martino. Non è un segreto che Marco De Micco non abbia approvato la politica e la condotta intraprese dai giovani “XX”, guardandosi bene dall’ereditare le rogne scaturite dalla faida con i De Luca Bossa scoppiata in sua assenza.
Incomprensioni, dissidi e malumori recenti che si frappongono ai vecchi rancori che narrano di un passato in cui i De Micco e i De Martino si sono fatti la guerra, prima di allearsi. Un’unione d’intenti maturata in seguito ad un omicidio eccellente, quello di Massimo Imbimbo, il nipote del ras Francesco De Martino. L’assassinio di Carlo Esposito è maturato contestualmente alla scarcerazione di quest’ultimo. Un’associazione di fatti che lasciava presagire l’incipit di una nuova escalation di violenza.
Tuttavia, quando a muovere le pedine sullo scacchiere camorristico sono menti pensanti ed esperte in materia di malavita, anche gli scenari più scontati risentono di variabili tutt’altro che trascurabili. Plurime, infatti, le motivazioni che spingono i De Micco e i De Martino a camminare ancora a braccetto.
In pirmis, il pentimento di Antonio Pipolo, esecutore materiale dell’omicidio di Carlo Esposito che si è consegnato alla magistratura poco dopo il delitto compiuto in pieno giorno e nell’ambito del quale ha tolto la vita anche a un innocente, il 53enne Antimo Imperatore, estraneo alle dinamiche camorristiche. Pipolo era una recluta fedele e servile al soldo del clan per questo le informazioni che potrebbe fornire alla magistratura sono particolarmente temute dai suoi ex sodali, in quanto destinate a scatenare un vortice di arresti.
Sullo sfondo c’è, ancora e sempre, la faida con i De Luca Bossa, rinvigoriti e galvanizzati dalla scarcerazione di Christian Marfella, il fratellastro di Antonio De Luca Bossa, oltre che di altri affiliati al clan del Lotto O. L’ipotesi di una faida interna da combattere contestualmente alla guerra contro il nemico comune, intenzionato a riconquistare il controllo del territorio, delinea uno scenario dal quale né i De Micco né i De Martino potrebbero trarre vantaggio. Motivo per il quale, per privilegiare i guadagni e gli affari, i vertici delle rispettive cosche hanno zittito l’orgoglio optando per la soluzione più indolore.
E, soprattutto, gli equilibri camorristici sono appesi ad un filo legato ai risvolti giudiziari che di qui a poco potrebbero far riaprire le porte del carcere per il boss Marco De Micco. Un epilogo del quale appaiono certi i familiari di quest’ultimo, al pari dei fedelissimi del suo clan. Agli avvocati di “Bodo” è stato affidato il delicato compito di sbobinare le intercettazioni integrali che lo scorso aprile hanno fatto scattare le manette per il boss, con l’intento di scardinare le accuse che lo indicano come il mandante dell’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa. Un colpo di scena che, se confermato, conferirebbe nuova linfa ai De Micco, contribuendo a ridisegnare un nuovo scenario camorristico.
Ed è proprio l’immagine di Marco De Micco affiancata a quella di Antonio De Martino, le due figure più espressive dei rispettivi clan, a rilanciare e rinsaldare i rapporti tra le parti.
Inoltre, in uno dei tanti video pubblicati su TikTok, il social network di maggiore tendenza, sempre più utilizzato dai clan per diramare messaggi, alcuni utenti esortavano l’admin del profilo “Bodo fino alla morte” a rimuovere il nome degli “XX” dal profilo, in virtù dell’annunciata scissione. Chiara ed esaustiva la replica: “Si pensa che i bodo e gli xx si sono divisi legge troppi giornali gli sono andati in testa noi siamo sempre qua a differenza di qualcun altro”.