Un agente della polizia municipale ucciso come un boss. Accade anche questo a Ponticelli.
Un agguato, quello maturato durante la serata di ieri, che ha turbato profondamente gli abitanti del quartiere: la vittima, Mariolino Barometro, era una persona piuttosto conosciuta e conosciuta come una persona perbene, pulita, tutt’altro che accostabile alle sanguinarie trame che imbrigliano i delitti di camorra.
Manlio, così lo chiamavano tutti, 59 anni da compiere il prossimo 29 ottobre, prestava servizio presso la Caserma Garibaldi di via Foria, sede del Giudice di Pace di Napoli, abitava a Ponticelli, nel Rione Incis ed è proprio lì che è morto, in via Fratelli Grimm, a pochi passi dal commissariato di polizia locale, mentre si intratteneva a ridosso di una cremeria.
I sicari sono giunti in sella ad uno scooter, hanno esploso una crivellata di colpi, cinque dei quali hanno raggiunto Manlio al torace e all’addome, da distanza ravvicinata, rendendo vana la tempestiva corsa al vicino ospedale “Villa Betania”. Quando è giunto nella struttura ospedaliera di via Argine, Manlio era già deceduto e il personale medico non ha potuto fare altro che constatarne il decesso.
Aveva perso troppo sangue, Manlio: un uomo perbene, giustiziato ed ucciso come un boss.
Un agguato inspiegabile, franato come una doccia gelida tra le sorti di un quartiere in preda all’ennesima faida di camorra. Gli inquirenti che lavorano al caso stanno cercando di ricostruire le ultime settimane di vita di Manlio, per consegnare una risposta al quesito che con maggiore insistenza si ripete tra le mura di Ponticelli: chi ha ucciso Manlio e perché?
Un delitto che ricorda per molti versi quello di Mario Volpicelli, il commesso di un negozio di prodotti a basso costo in via Bartolo Longo e ucciso nel rione de Gasperi, appena qualche settimana fa.
Mario, lavoratore onesto e perbene, vittima di una vendetta trasversale, seppur non direttamente imbrigliato in dinamiche camorristiche, eppure freddato come un boss, raggiunto da un proiettile alla testa.
Manlio, lavoratore onesto e perbene, anch’egli giustiziato come un boss. In quest’ultimo caso, ad infittire il mistero intorno alle dinamiche che hanno determinato il suddetto agguato, vi è la totale estraneità della vittima a fatti e persone riconducibili alla criminalità organizzata.
Manlio, grande appassionato di sport e tifosissimo di calcio era lo zio di Rolando Mandragora, giovane e promettentissimo talento del calcio italiano, originario di Scampia: “il gioiello di famiglia” del quale Manlio andava fierissimo. Sul suo profilo facebook, l’agente della polizia municipale ucciso amava condividere foto e ritagli di giornale che raccontavano l’escalation alla quale la carriera di suo nipote sta andando incontro.
La pioggia battente che stamane imperversa su Napoli, periferie e province, laverà l’asfalto dal sangue di Manlio, ma non scrollerà il desiderio di verità e giustizia da quelle coscienze oneste e perbene che, malgrado tutto, vivono e “resistono” in un quartiere che giorno dopo giorno, agguato dopo agguato, si prospetta sempre più in balia della criminalità e della violenza.