La somiglianza tra l’ultima vittima innocente della camorra e il primo morto ammazzato del 2016 è tanto schiacciante quanto innegabile e legittima suggestioni, supposizioni, illazioni e ricostruzioni.
Maikol Giuseppe Russo, aveva 27 anni ed è stato ammazzato la sera del 31 dicembre in piazza Calenda, a Forcella. Luigi Di Rupo, 24 anni, è stato giustiziato il 5 gennaio a Melito, ha inutilmente cercato di sfuggire ai killer rifugiandosi in un bar.
Nell’ultimo caso, il movente legato all’omicidio di Luigi Di Rupo è abbastanza chiaro: il ventiquattrenne era legato al Sistema, che a Secondigliano – dove ci sono ancora le più importanti piazze di spaccio d’Italia – è sempre in fermento, con scissioni e guerre continue. Lui prima stava con gli emergenti della Vanella Grassi, poi è passato con i «girati», quelli che anni fa voltarono le spalle al boss storico Paolo Di Lauro e contro di lui e i suoi fedelissimi diedero vita a una delle più sanguinose faide che la storia della camorra ricordi. Quindi che Di Rupo fosse un possibile bersaglio era facilmente intuibile.
Nel caso di Maikol, la storia cambia completamente.
Maikol era un ragazzo onesto, si guadagnava da vivere lavorando come venditore ambulante di calzini, non era in alcun modo legato alle bande criminali del suo quartiere. Era davanti al bar dove lavorava il fratello quando da alcune moto hanno cominciato a sparare nella sua direzione e lo hanno colpito.
Le ipotesi fin qui avanzate sono diverse: proiettili diretti a qualcun altro, oppure il tragico epilogo di una «stesa», ovvero di una scaricata di colpi esplosi verso il cielo, quale macabra forma di festeggiamento.
Ma, guardando le foto dei due giovani, una accanto all’altra, è lecito aggiunge un’altra ipotesi: i killer potrebbero aver scambiato Maikol per Di Rupo, che è vero che viveva da un’altra parte della città, ma Forcella l’aveva sicuramente frequentata perché poco più di un anno fa fu tra i fermati (poi scarcerati) durante una riunione tra spacciatori interrotta dalla polizia. E non è escluso che la frequentasse ancora. E non sarebbe la prima volta che la camorra inciampa in un errore clamoroso, sanguinario, doloroso.