A Ponticelli continua a registrarsi un clima particolarmente rovente e non solo per effetto delle temperature nettamente al di sopra della media stagionale: nei rioni-bunker della camorra, le giornate trascorrono all’insegna della paura e dell’apprensione.
Un’atmosfera legittimamente scaturita dalle fibrillazioni che si sono registrate con particolare insistenza nel Rione Conocal, l’ex quartier generale del clan D’Amico, attualmente controllato da Gennaro Aprea, osteggiato da un giovane aspirante boss che mira a scalzare l’egemonia dei barresi per conquistare il controllo delle attività illecite nel rione.
Una disputa maturata a suon di “stese”, come comprovano i numerosi raid a colpi d’arma da fuoco che si sono verificati nello stesso Parco Conocal.
Inoltre, il giovane aspirante boss, si è innamorato della “donna sbagliata”: una donna imparentata con figure di primo ordine della scena camorristica di Napoli est, legata sentimentalmente a un affiliato al clan De Luca Bossa, scarcerato di recente. Proprio il ritorno in libertà di quest’ultimo ha innescato un triangolo amoroso “esplosivo”: la relazione tra i due era nata mentre l’ex compagno era detenuto. Il nuovo amore non ha perdonato alla donna la partecipazione alla festa in pompa magna, con tanto di fuochi d’artificio e serenate neomeodiche, avvenuta nel Lotto O per celebrare la scarcerazione della ritrovata recluta del clan attualmente egemone a Ponticelli.
Un tira e molla che ha concorso ad inasprire i toni della disputa, portando il giovane aspirante boss del Conocal a covare un profondo ed iracondo senso di vendetta e rivalsa: contro quel clan che impone che sia un barrese a “comandare in casa sua” e contro quell’uomo, contiguo allo stesso clan, che ha stroncato il suo sogno d’amore.
A rincarare la dose, il fratello della donna contesa, anch’egli scarcerato di recente ed elemento di spicco del clan De Luca Bossa che mai avrebbe potuto avallare la relazione della sorella con un rivale, un “Masaniello” intenzionato a capeggiare una rivolta che mira a stroncare l’egemonia del sodalizio camorristico del quale lui per primo è parte integrante.
Durante i mesi estivi, in particolar modo ad agosto, il giovane aspirante ras del Conocal ha approfittato della temporanea assenza dei De Luca Bossa che hanno lasciato l’afosa Ponticelli per approdare in ben più refrigeranti luoghi di villeggiatura, per fortificare la sua posizione. Avvicinatosi ai giovani che orbitano nei contesti malavitosi del vicino comune di Volla, in primis ai Veneruso, il giovane “Masaniello” della camorra ponticellese ha continuato a mostrare i muscoli ai barresi: c’è la sua firma anche sull’ultima “stesa” avvenuta nel Conocal. In quella circostanza, gli spari furono indirizzati proprio verso l’abitazione di Aprea.
Un monito che palesava il chiaro intento di intimare ai barresi di “volare basso”, in virtù della scarcerazione del figlio di Gennaro Aprea, seppure temporanea. In quel ricongiungimento familiare, infatti, l’aspirante leader del Conocal aveva rilevato un pericolo ben preciso: forte della spalla del figlio ritrovato, Gennaro Aprea poteva ampliare il suo raggio d’affari tra le strade dalle intestazioni fiabesche dell’ex regno dei “fraulella”, incrementando l’attività di spaccio e le pratiche estorsive. Una velleità non gradita dal giovane ras che ha dato libero sfogo a tutto il suo malcontento a suon di spari.
Un’azione sfrontata ed eclatante, giunta al culmine di una lunga serie di atti di ribellione, che tra i rioni in odore di camorra risuona come un ceffone in pieno viso ai De Luca Bossa, i nuovi “padroni” di Ponticelli.
Le logiche camorristiche imponevano la replica di questi ultimi: tanto scontato quanto atteso un agguato mirato a stroncare sul nascere l’irriverente sfrontatezza del giovane aspirante ras del Conocal, ma così non è stato.
Nessuna replica al fuoco, nessuna azione eclatante da parte dei De Luca Bossa e l’inaspettata ed imprevedibile volontà di sottrarsi alla chiamata alle armi, oltre a ringalluzzire la fama di “boss che non sa sparare” di cui gode il giovane Umberto De Luca Bossa, ha altresì concorso a disseminare un clima di diffuso allarmismo tra i palazzoni del Lotto O, il quartier generale dei De Luca Bossa.
Un’escalation di apprensione e tensione galvanizzata da altri due eventi: la “stesa” indirizzata al capo della più autorevole piazza di spaccio di Napoli est e il vox populi che negli ultimi giorni si fa sempre più insistente e che annuncia il pentimento di un “pezzo da 90”, una lady-camorra autorevole.
Il nutrito corteo di scooter che ha percorso la strada che costeggia la piazza di spaccio dell’isolato 2 del Rione De Gasperi di Ponticelli, nella notte tra sabato 12 e domenica 13 settembre, ha consegnato un temibile monito non solo al capo-piazza, ma all’intera collettività. Un’azione inaspettata che ha lasciato tutti increduli, in quanto, quell’uomo a capo di un business d’oro, non ha mai avuto problemi con la malavita locale, ha sempre pagato il pizzo, preciso e puntuale, senza battere ciglio, per portare avanti la sua attività indisturbato e senza quel genere di grattacapi che non fanno bene agli affari.
Cosa può essere cambiato di punto in bianco?
Il cospicuo numero di scooter e di reclute che ha messo la firma su quella “stesa” – alcuni dei quali hanno sfilato sotto il palazzone adibito a supermarket della droga mostrando le armi, ma senza sparare – lascia poco adito ai dubbi: gli autori di quel raid a scopo intimidatorio quasi sicuramente sono i De Luca Bossa, gli unici che dispongono di quel nutrito numero di affiliati e gregari.
Questo lascia presagire che la pax armata tra il business-man della droga e i De Luca Bossa sia giunta al capolinea e che l’uomo abbia palesato la volontà di non versare più parte dei proventi della sua attività nelle casse del clan con il quale, ad onor del vero, non è mai corso buon sangue, complici i rapporti di parentela che intercorrono tra il capo-piazza dell’isolato 2 e alcuni ex Sarno, passati dalla parte dello Stato. Una macchia che, in passato, l’uomo ha sempre pagato profumatamente, ma adesso qualcosa è cambiato e sullo sfondo si delinea uno scenario tutt’altro che rassicurante.
In questo clima di scricchiolante incertezza, infatti, potrebbero trovare terreno fertile i Mazzarella, da sempre desiderosi di affondare le grinfie su Ponticelli, un quartiere che assicura affari d’oro in materia di business illeciti. In effetti, tra i vincoli di parentela del “signore della droga” di Ponticelli spicca la presenza di un fratello che risulterebbe contiguo al clan Mazzarella.
L’uomo potrebbe aver manifestato la volontà di cessare di corrispondere il pedaggio del pizzo sulla piazza di droga da lui gestita, forte della copertura e della protezione garantite dallo spessore criminale di un clan ben più temibile e temuto finanche dai De Luca Bossa: i Mazzarella, pronti a riorganizzarsi per riprendere il controllo di Napoli est.
Ad infoltire ansie, apprensioni e paure dei residenti nei rioni-simbolo della camorra ponticellese, nelle ultime ore, sta contribuendo anche e soprattutto un rumors di popolo che si fa sempre più insistente: il pentimento di un personaggio di spicco della camorra locale. Si tratterebbe di una donna-boss, più che ben addentrata nelle dinamiche malavitose della periferia orientale di Napoli e per questo la notizia dell’ennesimo colpo di scena sta destando molto scalpore.
Si temono, dunque, le possibili conseguenze generate da un nuovo “tradimento”, in un clima già stravolto dall’inaspettato pentimento del giovane Tommaso Schisa, figlio della “Pazzignana” Luisa De Stefano e dell’ex Sarno Roberto Schisa, il quale all’incirca un anno fa ha palesato la volontà di passare dalla parte dello Stato.
Un’ipotesi che potrebbe torvare conferma in diversi elementi: in primis, le donne-boss che negli ultimi anni hanno ricoperto un ruolo cruciale nell’ambito delle dinamiche camorristiche locali, all’incirca un anno fa sono state condannate all’ergastolo per l’omicidio Colonna-Cepparulo e se la condanna dovesse essere confermata in appello, difficilmente le lady-camorra di Ponticelli accetterebbero di trascorrere il resto della vita dietro le sbarre, senza battere ciglio.
A destare particolare preoccupazione è la posizione di Anna De Luca Bossa, sorella di Tonino ‘o sicco e tassello cruciale della nuova alleanza nata tra i clan in declino di Napoli est con il duplice intento di scalzare i De Micco da Ponticelli e i Mazzarella da San Giovanni a Teduccio. La lady-camorra del Lotto O, infatti, in passato aveva già manifestato la volontà di passare dalla parte dello Stato, per poi ritrattare sotto pressione dei parenti.
Seppure il clan di famiglia stia vivendo un momento storico di massimo splendore e pertanto sia più che in grado di provvedere in tutto e per tutto al suo mantenimento in carcere, la De Luca Bossa viene descritta come una donna molto provata dalla detenzione, motivo per il quale, pur di tornare a respirare aria di libertà, potrebbe aver deciso di diventare una collaboratrice di giustizia.
Analogamente, Luisa De Stefano e Vincenza Maione, “le pazzignane” del Rione De Gasperi, seppure dotate di un carattere più forte ed autorevole, oltre che notoriamente fedeli al codice d’onore della camorra, potrebbero optare per la medesima soluzione, pur di riabbracciare i loro figli. In particolare, la De Stefano seguendo le orme del figlio, potrebbe ricongiungersi con la sua famiglia e ricominciare una nuova vita, lontano da Ponticelli e dalla camorra.
Come di consueto, sarà il tempo a stabilire quanto ci sia di vero nell’ultimo ed insistente rumors che aleggia negli arsenali della camorra ponticellese. L’unico dato certo è che, a prescindere dalla veridicità della “soffiata”, l’idea che una pentita eccellente possa stravolgere gli equilibri camorristici già particolarmente labili negli ultimi tempi, sta concorrendo e non poco ad innervosire le figure di spicco della malavita locale.