Ieri pomeriggio, durante uno dei tanti pomeriggi consumati tra un calci ad un pallone e disegni da gremire di colori, sagome e racconti, io e i bambini del parco Merola “abbiamo scoperto il tramonto”.
Guardando lo scorcio di cielo che si fa spazio tra le mura del perentorio palazzo che ospita l’opera di street art realizzata da Jorit Agoch e quella che, invece, porta la firma di Rosk&Loste, io e i bambini, abbiamo scorto una tela, sulla quale erano dipinte infinite sfumature, intervallate da nuvole.
Un gioco di luci e colori che ha catturato l’attenzione dei più piccoli: “sono dei colori bellissimi… non li mettono mai nel porta pastelli!”…. “Si potrebbero fare un sacco di disegni bellissimi con quei colori.”
Allora ho riposto la fotocamera del cellulare nelle loro piccole e sognatrici manine e gli chiesto di scattare una foto a quel tramonto.
Perché?
Perché volevo dare a noi tutti la possibilità di guardare il tramonto, quel tramonto attraverso i loro occhi.
Cosa vedi? Ho chiesto ad ognuno di loro.
“Un bel giorno che sta per finire.”
“La felicità.”
“Il sorriso di un bambino che è contento di stare insieme ai suoi amici.”
“Da qui il sole non si vede mai, quando ero al mare lo vedevo sempre… Vorrei vedere il sole anche da qui…”
“Il futuro.. I colori del tramonto nascondono il futuro.”
Osservando con scrupolosa attenzione quel chiaroscuro di emozioni che s’intrecciano delineando scenari affascinanti e difficili da decifrare, appare sfrontatamente vero: il tramonto che abbiamo scoperto ieri, ci ha ricordato che il futuro è un punto interrogativo, scalfito da colori tenui e forti, marcati e sfumati, rasserenanti ed inquietanti.